Ha due versanti: dal paese Carpegna è il più tosto e famoso, la salita per antonomasia di Pantani, oppure deviando dalla SP1 a circa 350m dal Passo Cantoniera.
– Nell’abitato ci sono due attacchi entrambi segnalati, uno all’inizio e il secondo più in centro; a chi volesse soffrire un po’ meno suggerisco il primo, in ogni caso dopo poche centinaia di metri si congiungono e il bello deve ancora venire…La salita si snoda nel fitto di un bellissmo bosco, tetra e silenziosa ma fresca d’estate. E’ dura: dopo i primi due chilometri costantemente in doppia cifra (max 16%) si può rifiatare e, oltrepassata la Casa Forestale e la sbarra (quasi sempre chiusa, occhio in discesa!), si torna a pendenze toste per altri due chilometri abbondanti. Molla solo in vista dello scollinamento, in realtà un pianoro da cui si intravede il classico panorama appenninico. Ogni tratto duro dell’ascesa è anticipato da cartelli che come pietre miliari descrivendo nel dettaglio cosa ci aspetta: lunghezza dello strappo, pendenza media e massima. Arrivati in cima è di facile comprensione ciò che già si intuisce scalandolo: “il Carpegna mi basta!!”. Una gigantografia di Marco Pantani è lì a ricordarcelo: questa era la sua salita.
– Per l’altro versante è necessario procedere lungo la provinciale SP1 su strada ampia ma poco trafficata e percorrere 4km di salita con pendenze ragionevoli comprese tra il 6 e l’8% verso Passo Cantoniera. Poco prima del passo si prende a destra una stradina con l’indicazione Mirastelle. L’inizio è morbido, siamo più in alto in altitudine di circa 200m rispetto all’altro attacco e la vista è più aperta. Dal momento in cui la strada entra nel bosco le pendenze si inaspriscono, vari sono i passaggi oltre il 10% (max 13% nel finale) e pur non essendo dura come l’altro versante è molto impegnativa assestandosi intorno al 9%. Anche da questa parte si può rifiatare solo nel pianoro del Cippo al termine del quale su una curva e un po’ staccata dalla strada c’è una fontana dove riempire le borracce.
Si segnala la massima attenzione in discesa: entrambi i versanti hanno una sbarra ormai color ruggine che si mimetizza con la natura circostante, è quasi sempre chiusa ma è superabile mantenendosi in sella e muovendosi praticamente a passo d’uomo con un gioco di equilibrio; il fondo stradale è spesso sporco di sassi, aghi di pino e pigne; la carreggiata è molto stretta e le pendenze non sono favorevoli.
Per chi è affascinato nel bene e nel male dal mito di Pantani è una salita davvero ricca di significati.
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